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Gamification: cos'è e perché potrebbe essere un business (anche in Italia!) - parte I -
Volete sapere qualcosa in più sulla "gamification"? Allora non perdete il nostro focus proprio su questa tematica, ancora praticamente sconosciuta in Italia. Il primo appuntamento vi parlerà proprio su cos'è la "gamification" con le varie sfaccettature.
Provate a digitare "gamification" su Google: troverete in prima pagina risultati in inglese, a parte la definizione su Wikipedia e su Google News un articolo sul sito de "il Corriere della Sera", oltre a siti specializzati. Oppure scrivetela su Microsoft Word o altri software per la scrittura: verrà segnato come errore.
Uno dei problemi che si ritrova chi organizza convegni aziendali, è - non solo riempire la sala facendo in modo che i dipendenti partecipino - anche conquistare l'attenzione della platea, soprattutto quando si tratta di meeting impegnativi. Ecco, come si fa? Un'idea la fornisce proprio la gamification: è possibile introdurre elementi di competizione come mini-cacce al tesoro nel centro congressi o piccoli test relativi ai contenuti dell’evento che appaiono sullo schermo dello smartphone al termine di ogni presentazione chiedendo di rispondere alle domande o svolgere i test. Perché i partecipanti dovrebbero farlo? Perché - per esempio - chi ottiene i punteggi più alti avrà un premio o comunque dei riconoscimenti. Oppure, all'inverso, chi ha totalizzato il punteggio più basso, verrà "punito" attraverso delle penitenze ludiche. Unire l'utile al dilettevole, in pratica. Ma non è detto che possa essere utilizzato soltanto all'interno dei meeting aziendali: anche in convegni aperti al pubblico è una soluzione ottimale. Addirittura la gamification può incidere sulla salute fisica dei dipendenti. No, non è una esagerazione. Anzi. E non pensate che sia una prerogativa di piccoli marchi. Anzi. Fra le aziende che fanno uso della gamification c'è FourSquare che - pur non essendo il primo a farlo - per le sue caratteristiche di immediatezza è riuscito a raggiungere milioni di persone attraverso il classico step di un gioco: competizione, vittoria e premi.
Volete conoscere qualche esempio pratico? Appuntamento a mercoledì 17 settembre 2014 per la seconda parte della "gamification" sul blog della web agency Netminds. Vi aspettiamo!
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Provate a digitare "gamification" su Google: troverete in prima pagina risultati in inglese, a parte la definizione su Wikipedia e su Google News un articolo sul sito de "il Corriere della Sera", oltre a siti specializzati. Oppure scrivetela su Microsoft Word o altri software per la scrittura: verrà segnato come errore.
La definizione di gamification
E non è un caso. In Italia spesso alla parola "gioco" ed ai suoi derivati si dà soltanto un aspetto ludico. Ma in realtà oggi è molto altro. In America la chiamano "gamification": nello specifico, cos'è? In poche parole, è l'applicazione delle dinamiche dei videogame al di fuori dei videogame stessi (fonte). Non vi è chiaro? Immaginate dei dipendenti che - per migliorare lo spirito di squadra - giochino a rugby, uno degli sport dove il fattore gruppo è praticamente decisivo per la vittoria finale. Ma non solo. La gamification può essere rivolta anche ai consumatori, a coloro che praticamente tengono in vita un'azienda. Una domanda che potrebbe sorgere è: a cosa dovrebbe servire usare la gamification negli eventi o nelle strategie di marketing? Non sarebbe una spesa in più? Una risposta chiara la dà Azavista, fornitore olandese di tecnologie per eventi.Home page di Azavista |
Uno dei problemi che si ritrova chi organizza convegni aziendali, è - non solo riempire la sala facendo in modo che i dipendenti partecipino - anche conquistare l'attenzione della platea, soprattutto quando si tratta di meeting impegnativi. Ecco, come si fa? Un'idea la fornisce proprio la gamification: è possibile introdurre elementi di competizione come mini-cacce al tesoro nel centro congressi o piccoli test relativi ai contenuti dell’evento che appaiono sullo schermo dello smartphone al termine di ogni presentazione chiedendo di rispondere alle domande o svolgere i test. Perché i partecipanti dovrebbero farlo? Perché - per esempio - chi ottiene i punteggi più alti avrà un premio o comunque dei riconoscimenti. Oppure, all'inverso, chi ha totalizzato il punteggio più basso, verrà "punito" attraverso delle penitenze ludiche. Unire l'utile al dilettevole, in pratica. Ma non è detto che possa essere utilizzato soltanto all'interno dei meeting aziendali: anche in convegni aperti al pubblico è una soluzione ottimale. Addirittura la gamification può incidere sulla salute fisica dei dipendenti. No, non è una esagerazione. Anzi. E non pensate che sia una prerogativa di piccoli marchi. Anzi. Fra le aziende che fanno uso della gamification c'è FourSquare che - pur non essendo il primo a farlo - per le sue caratteristiche di immediatezza è riuscito a raggiungere milioni di persone attraverso il classico step di un gioco: competizione, vittoria e premi.
Volete conoscere qualche esempio pratico? Appuntamento a mercoledì 17 settembre 2014 per la seconda parte della "gamification" sul blog della web agency Netminds. Vi aspettiamo!
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