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Copyright, approvata la direttiva sul diritto d'autore: cosa cambia?
Copyrights, il Parlamento Europeo si è pronunciato: approvata la direttiva sul diritto d'autore. Cosa cambia? Questa la domanda più gettonata degli ultimi giorni, andiamo a scoprirlo insieme.
Il Parlamento Europeo si è finalmente espresso riguardo la direttiva sul copyright.
348 i voti favorevoli, 274 i contrari e 36 gli astenuti.
Questa la decisione presa a Strasburgo che diventerà presto legge.
Una direttiva tra le più discusse degli ultimi anni e che fa ancora tanto parlare, nonostante sia ad un passo dal diventare realtà.
Il pomo della discordia?
Gli articoli 11 e 13 sono quelli che destano più preoccupazione.
Il primo prevede un compenso all'autore da parte delle piattaforme online che pubblicheranno il contenuto e una maggiore attenzione circa la violazione del diritto d'autore.
Ed è proprio quest'ultimo passaggio, diventato poi articolo 17, che è finito sotto l'occhio del ciclone, creando due vere e proprie scuole di pensiero a riguardo.
348 i voti favorevoli, 274 i contrari e 36 gli astenuti.
Questa la decisione presa a Strasburgo che diventerà presto legge.
Una direttiva tra le più discusse degli ultimi anni e che fa ancora tanto parlare, nonostante sia ad un passo dal diventare realtà.
Il pomo della discordia?
Gli articoli 11 e 13 sono quelli che destano più preoccupazione.
Il primo prevede un compenso all'autore da parte delle piattaforme online che pubblicheranno il contenuto e una maggiore attenzione circa la violazione del diritto d'autore.
Ed è proprio quest'ultimo passaggio, diventato poi articolo 17, che è finito sotto l'occhio del ciclone, creando due vere e proprie scuole di pensiero a riguardo.
Diritto d'autore, gli articoli che fanno discutere
I critici dibattono sul meccanismo di filtro da parte delle piattaforme online sui contenuti che caricheranno i loro utenti, una sorta di controllo sui contenuti per eliminare quelli che sono protetti dal diritto d'autore.
In molti fanno notare infatti che una tecnologia così avanzata al momento la possiede solo un colosso come YouTube e difficilmente altri sono interessati ad effettuare lo stesso passo.
Inoltre, nonostante il grandissimo investimento, ancora oggi, questo meccanismo presenta delle falle che censurano contenuti senza una precisa motivazione.
I favorevoli che trovano man forte nelle case cinematografiche e discografiche, invece sostengono che con le variazioni presenti nella nuova direttiva ci sarà più tutela dei diritti d'autore, con licenze che saranno più facili da applicare online.
In molti fanno notare infatti che una tecnologia così avanzata al momento la possiede solo un colosso come YouTube e difficilmente altri sono interessati ad effettuare lo stesso passo.
Inoltre, nonostante il grandissimo investimento, ancora oggi, questo meccanismo presenta delle falle che censurano contenuti senza una precisa motivazione.
I favorevoli che trovano man forte nelle case cinematografiche e discografiche, invece sostengono che con le variazioni presenti nella nuova direttiva ci sarà più tutela dei diritti d'autore, con licenze che saranno più facili da applicare online.
Diritti d'autore, la verità sta nel mezzo
Sia chiaro: era impossibile pensare di avvalersi ancora dell'ultima regolamentazione sui copyrights risalente al 2001.Alla luce dei profondissimi cambiamenti che hanno interessato il mondo del web negli ultimi 18 anni, era infatti inevitabile aggiornare le norme e le regole di un tema così delicato, ma, si sa, molte volte la verità sta nel mezzo.
Nella nuova normativa ad esempio non si cita più la tanto chiacchierata link tax, oppure il divieto di utilizzare meme.
Così come in realtà molte delle attività introdotte dal Parlamento Europeo non andranno più ad intaccare le enciclopedie online come Wikipedia oppure GitHub, come invece era previsto inizialmente.
Di fatto le piattaforme che saranno maggiormente interessate sono colossi come You Tube, Google News e Facebook che dovranno dividere in parte i ricavati con i titolari dei diritti dei contenuti, siano loro giornalisti o artisti.
La sensazione è che questo argomento continuerà a far discutere nei prossimi mesi. Un segnale chiaro lo ha lanciato Wikipedia, che nonostante non sia principalmente "colpita", ha oscurato la versione italiana lo scorso lunedì 25 marzo.
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